Oggi, finalmente, riposo. Me la sono ciolliata a letto, giacchè mi sono addormentato verso le quattro e mezza. Ero reperibile, fino alle due.
Poi ho chiamato Cicitto, che verrà a casa sta sera, visto che domani farò il turno di notte ( di solito ci vediamo il giovedì ).
Gli ho proposto di preparagli il risotto ai carciofi, lui ha approvato, quindi mi sono messo in cucina per praparare i carciofi da mettere nel risotto di sta sera.
Leggevo che, anche il mio amico Giò, ha avuto un attacco di "casalinghite", con qualche inconveniente di ritrovamenti inaspettati.
Sono stato richiamato, perchè non ho continuato la storia della mia infanzia, ma bisogna che mi trovi in uno stato di dolce malinconia...
Oggi è un buon giorno per ricordare...
...Ero stato rispedito in Sicilia: non potevano andare nella scuola svizzera i bambini di emigranti.
Ritrovavo mia sorella, e sarei rimasto con i nonni. Due settimane serene, con i miei genitori e mia sorella a casa nostra, insieme, andando al mare, girando per i paesi dell'Etna.
Ma due settimane passano in fretta e i miei partono.
Presto sarebbe arrivato ottobre, si iniziva senpre il primo di ottobre la scuola, al tempo.
Mio nonno aveva un fazzoletto di terra, piantato a vigna: non aspettavamo altro che si facesse la vendemmia. Per ciascuno era stato preparato un piccolo paniere, piccolo, con un coltellino, per poter raccolgliere i grappoli.
Ogni vendemmia era una festa! Al mattino ci siamo svegliati prestissimo, vestitici in fretta, ci siamo buttati tra le viti. Il nostro contributo alla vendemmia era solo di allegra confusione, il vociare, il cantare, l'impolverarci, tirandoci addosso chicchi d'uva. A metà mattinata, la pausa per mangiare: pane di casa con dentro la salsiccia arrostita al profumo di semi di finocchio selvatico. Ma il bello sarebbe venuto al momento della pigiatura. La piccola vigna di mio nonno non permetteva di fare vino a sufficienza e lui ne acquistava da altri vicini, il palmento ( dove pigiare l'uva ), lo chideva in prestito. Erano gli uomini a pestare l'uva, a piedi nudi. Ricordo il profumo del mosto, l'aria pregna di odori di uva e sudore, gli schizzi di mosto che inebriavano...
Tutti i raspi e le bucce, venivano raccolte al centro del palmento, si metteva una lunghissima treccia di canapa grossa, che veniva arrotolata a formare una piattaforma.... Quello era in nostro momento, ci facevamo lavare i piedi e venivamo messi sopra "u Sceccu" ( sceccu è l'asino, ma qui è chiamata quella treccia di canapa ). Era tradizione che fossero i bambini e le donna a benedire il vino con gli ultimi colti, prima della tochiatura.
La vendemmia fu un evento!
Ma mi aspettava il primo giorno di scuola.
Mio nonno aveva comprato la cartella, ma non voleva farmela vedere. Avevo girato tutta la casa, ma niente. Alla fine di settembre mi portò nella vigna, dove c'era un piccolo capanno per gli attrezzi fatto di canne, ed era li: marrone, con profili begie, con la forma tipica di quel periodo, a valigetta, con le splalline. Aveva un profumo di cose nuove, dentro c'era un astuccio con matite colorate, con quel profumo che solo allora sapevano dare, quaderni... Ero al settimo cielo!!!
Il primo giorno di scuola fu di grande confusione. Avevamo una sculoa piccola, per i bambini del quartiere, e nella stessa classe rinivano la prima, seconda e terza. I banchi di legno, con il piano inclinato, in alto la mensolina per le penne ed il foro per il calamaio (che io ho usato solo poche volte, poi hanno accettao le bic ).
Dopo la preghierina, la tragedia!!!!...
Ancora in piedi, vicino al banco, nei miei bei pantaloncini a quadretti bianchi e rossi, con il grembiulino nero nuovo di zecca ed il fiocco blu attaccato al collettino bianco candido... me la sono fatta sotto, letteralmente: un rivolo di caldo liquido giallino stava colando tra le mie gambe, formando una pozzangherina tra le mie scarpe a sandalo blu.
Orrore! Vergogna! I compagni che ridevano, la maestra chiama la bidella ( la signora Cirina, una donna piccola, minuta, curva, con uno stano modo di camminare ed un odore di naftalina ), che mi riporta a casa. La nonna non capisce, mi sgrida; io, tra le lacrime, dico che non voglio più andare a scuola. Ma l'indomani, la signora Cirina passa a prenderemi ed io, con la mia cartella nuova sulle spalle, la seguo, come per andare al patibolo.
Entrare in classe era trumatico, ma c'era tanta confusione, non mi avrebbero visto, speravo. Ma, preghierina e...... via ancora di pipì. Riaccompagnato a casa, mia nonna era furibonda. Urlandomi che non mi mancava nulla, mi ha preso a cinghiate.
Non ho mai più fatto al pipì in pubblico! Ancora adesso non riesco a farla se non sono chiuso in bagno o non sono assolutamente sicuro che non mi veda nessuno.
Solo da quando sto con Cicitto, riesco a farla anche se lui è in bagno con me. L'amore fa superare tante paure!!!
Ma ora mi scappa la pipì...
Meglio che vi lascio. Tornerò sul piccolo Sal in un altro post.
Un abbraccio. Vostro, Sal.
mercoledì, novembre 23, 2005
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